In questi giorni i sassi di Matera hanno fatto da sfondo alla quattro giorni per la formazione dei nuovi incaricati di pastorale giovanile. Realtà vive di una diocesi, cuori pulsanti e propulsivi della sua vita religiosa, le pastorali giovanili si sono date appuntamento a Matera dal 24 al 27 Ottobre per fermarsi un attimo e riflettere sul ruolo che queste svolgono nelle rispettive comunità e iniziare a ragionare in termini di programmazione: ciò che le pastorali giovanili possono diventare e i carismi che possono mettere in campo, soprattutto alla luce dei ripetuti inviti rivolti dal Papa ai giovani di mettersi gli scarponi ai piedi e farsi testimoni erranti del Vangelo.
L’iniziativa, giunta al 22° appuntamento, è rivolta in special modo ai membri delle equipe e ai responsabili dei vari movimenti e associazioni, nominati negli ultimi due anni. Una chiamata alle armi che si fonda su tre grandi momenti: condividere, progettare, camminare assieme.
Non a caso sono tre verbi che tracciano la rotta che i giovani sono chiamati a intraprendere all’interno delle singole realtà, così come in una prospettiva più ampia. Tre imperativi che indirizzano tutti in un’unica direzione, invitano a non rimanere fermi, ma a mettersi in cammino. Tre verbi che, in quanto tali, implicano un movimento e quindi esigono un cambiamento.
Ma non si tratta di un muoversi sconclusionato, ognuno con il proprio ritmo e bagaglio. Quella che questa quattro giorni lancia è una sfida a camminare con il passo giusto, che necessariamente implica non un semplice condividere un pezzo di strada, quanto piuttosto diventare compagni di viaggio, capaci di spezzare tra loro il pane ed in questo riconoscersi. Non si può, cioè, prescindere da un confronto tra esperienze anche molto diverse tra loro, ma accomunate appunto dall’avere la medesima meta. Come in ogni viaggio, infatti, si può partire da punti diversi, ma l’importante è incontrarsi in uno stesso luogo, raccontarsi le avventure e le peripezie più o meno fortunose e da questi ripartire, ma assieme, diventare appunto compagni, che non condividono più una semplice porzione di strada, ma un obiettivo comune, in una parola, un progetto comune.
Progettare è appunto l’altra pietra miliare: la possibilità di aprire i propri orizzonti, di uscire dal solito e asfissiante panorama, con uno sguardo capace di abbracciare tutti quei paesaggi che sfilano fuori dal finestrino e fare il salto di qualità, non più semplicemente vederli, ma viverli. Quello che si chiede è cioè di allargare la propria prospettiva, non solo in termini spaziali, ma anche temporali; non fermarsi alla propria realtà presente, ma iniziare già da ora a vedere ciò che la pastorale giovanile può diventare, partendo proprio da un bilancio di quello che è stato in vista di quello che sarà, pensando a momenti che non siano semplicemente fatti per i giovani, come se ne fossero semplici destinatari, ma fatti dai giovani, che ne diventano protagonisti. E Rieti in questo senso deve dare molto, perché può e ne ha tutte le capacità, ma tutti devono darsi da fare.
E’ questo salto di qualità da giovani – passeggeri a giovani – viaggiatori, ciò che ci permette di rispondere e mettere in atto il terzo passo: camminare assieme. Soltanto quando noi giovani diventeremo e ci sentiremo protagonisti della realtà che siamo chiamati ad animare riusciremo veramente a camminare assieme, realizzando quella rete di diocesi fondamentale per una progettualità che va diritta ed unanime verso la meta, e non rischia di scendere alla prossima fermata.
In quest’ottica assume un ruolo diverso anche il Sinodo sui giovani del 2018, che rappresenta un’ulteriore tappa di questo viaggio, ma c’è ancora strada da fare e soprattutto molto su cui lavorare.
Noi Giovani di Rieti abbiamo scelto di esserci e siamo pronti a camminare. Matera, la città dei sassi, è appunto solo una cartolina di questo viaggio, ma il nostro album ha ancora molto spazio. Un po’ come la bandierina di Risiko quando si conquista l’Africa, ma mancano ancora il Nord America e un terzo continente.