Dare la carica all’anima: al via i centri estivi parrocchiali

Chi è l’animatore? E cosa fa? Le domande sono semplici e in effetti non richiedono risposte complicate. Ma importanti sì, perché orientano il prezioso servizio dei centri estivi parrocchiali. All’avvio di quello di Antrodoco, suor Erika ha allora chiamato per un incontro con gli animatori Emanuele Sciortino, direttore del Servizio di Pastorale giovanile e vocazionale della diocesi di Rieti. Un’occasione per guardare insieme al contesto educativo dei centri estivi svolto lo scorso 8 giugno nella palestra delle scuole elementari del paese.

Il discorso è stato articolato su tre orizzonti fondamentali, Animatore, Educatore, Eucarestia, attraverso i quali è stata tratteggiata la figura dell’animatore come un vero e proprio “caricatore dell’anima”. Parola di Aurora – pronta ad iniziare la sua prima avventura da animatrice, insieme a 22 compagni di viaggio insieme a suor Erika e le sue consorelle. “Via Vai” sarà il tema che accompagnerà le loro due settimane di centro estivo. Emanuele ha tratteggiato l’identikit dell’animatore, partendo dalla sua esperienza di fede e di servizio che svolge all’interno della nostra chiesa reatina, ma non senza ricorrere ad un maestro “dei” e “per i” ragazzi: don Bosco, nell’anno bicentenario del suo “Sogno dei 9 anni”.

Un amore travolgente

Più nel dettaglio, Sciortino ha parlato dell’animatore come di una persona che si distingue per un amore profondo verso i ragazzi, simile a quello di un genitore. Accoglie e accompagna ogni bambino con affetto incondizionato, creando un clima di famiglia sereno e sicuro. Crede fermamente nelle potenzialità di ogni ragazzo, anche in quelli più fragili, offrendo loro sostegno e incoraggiamento. La sua profonda empatia gli permette di comprendere i loro sentimenti, ponendosi in ascolto con sincera attenzione e senza giudizio.

Una ragionevolezza saggia

L’amore incondizionato si coniuga con una guida illuminata. L’animatore orienta i ragazzi verso scelte positive e responsabili, con saggezza e pazienza, rispettando la loro libertà e autonomia. Trasmette i valori con semplicità e autenticità, non solo a parole ma anche con il proprio esempio.

Un’azione improntata all’ottimismo

La prevenzione è il suo stile educativo. L’animatore crea un ambiente positivo che incoraggia i ragazzi a fare il bene e a sviluppare le proprie potenzialità. Trasmette gioia di vivere e ottimismo, rendendo l’esperienza piacevole e motivante. Non si scoraggia di fronte alle difficoltà, ma mantiene sempre una speranza incrollabile.

Qualità indispensabili

L’animatore dovrebbe possedere alcune qualità personali: passione educativa: un entusiasmo contagioso per l’educazione dei ragazzi, che spinge a dedicarsi con impegno e dedizione al proprio ruolo; spirito di servizio: la disponibilità a mettersi al servizio dei ragazzi, anteponendo i loro bisogni alle proprie esigenze; capacità di comunicazione: un’ottima capacità di comunicare con le ragazze e i ragazzi, utilizzando un linguaggio comprensibile e coinvolgente; capacità di lavorare in gruppo: la capacità di collaborare con gli altri educatori e animatori per creare un ambiente educativo coeso ed efficace.

Un “eroe” quotidiano

«L’animatore è un “eroe quotidiano” nelle giornate da vivere insieme nei vostri centri estivi», ha aggiunto Emanuele, spiegando che egli accompagna i ragazzi con amore, ragionevolezza e ottimismo, aiutandoli a crescere come persone libere, responsabili e con sani valori.

Eucarestia

«Tutte cose che trovano una sintesi nell’Eucarestia, come fonte e culmine delle giornate che vivrete.

Essa è fonte per partire con il “piede giusto” ed è culmine perché ci identifica come comunità, tutti insieme», ha esortato ancora il responsabile della pastorale giovanile invitando a riflettere sugli aspetti toccati come guida per gli animatori di oggi e augurandosi che ciascuno trovi «ispirazione e motivazione per continuare a svolgere con dedizione e passione la missione al servizio dei bambini e dei ragazzi».