Per occuparsi di bambini e ragazzi tra giugno e settembre, basta un centro estivo: qualche intrattenimento e un po’ di gioco per “parcheggiare” i figli e superare i mesi senza scuola. Oppure no: forse è un po’ poco. Per questo, da diversi anni, molte parrocchie della diocesi fanno la loro proposta. Può prendere tanti nomi, ma alla fine parliamo del buon vecchio oratorio: non un passatempo estivo, ma un laboratorio per i talenti dei più piccoli, uno spazio di socializzazione tra diverse generazioni. Le proposte sono diversificate secondo le zone e i tempi.
Le esperienze proposte dalle parrocchie di Cittaducale, Santa Rufina e Antrodoco, ad esempio, si sono da poco concluse, mentre sono in corso i “grest” di Borgovelino e Chiesa Nuova. In comune hanno l’idea di riconoscere e valorizzare le diverse inclinazioni dei giovani. «L’oratorio – spiega il responsabile della Pastorale giovanile, Emanuele Sciortino – è un ambiente dove esplorare e sviluppare i propri talenti in un contesto di supporto e guida». Non solo un luogo fisico, ma un ambiente in cui si vive, uno spazio da abitare «coinvolgendosi pienamente nelle attività e nelle relazioni che esso offre». Un contesto educativo, perché «ogni giovane impara a prendersi cura degli spazi comuni e a rispettare le regole condivise».
I centri estivi parrocchiali non hanno particolari soglie d’ingresso. Il requisito fondamentale per partecipare è il rispetto reciproco e del luogo. L’oratorio è un ambiente sicuro e accogliente per tutti, aperto e inclusivo. Ma a fare la differenza con le esperienze promosse dalle ludoteche private e dalle amministrazioni comunali è soprattutto il valore aggiunto della parrocchia, che non concepisce queste attività come eventi isolati, ma li inserisce in una visione pastorale più ampia che, tra le altre cose, può contribuire a rigenerare la comunità civile ed ecclesiale. E poi la parrocchia offre una struttura di supporto e un contesto spirituale che nessun’altra situazione può avere. Ma sempre in modo vivace, allegro, attivo.
Nell’oratorio, infatti, il gioco rappresenta un elemento fondamentale. Non solo favorisce la libertà e l’interazione spontanea, ma è anche un mezzo per sviluppare la creatività e la cooperazione. L’espressività e l’operosità si manifestano attraverso attività che promuovono il faccia a faccia e la relazione interpersonale, essenziali per una crescita equilibrata. Quanto alla socializzazione, in parrocchia essa va oltre le relazioni casuali. Le amicizie e le compagnie che si formano sono caratterizzate da un senso di appartenenza e riferimento. Attraverso giochi di squadra e attività comuni, i giovani imparano a lavorare insieme, sviluppando legami che vanno oltre il semplice intrattenimento. «Vivendo in un ambiente che stimola l’interazione e la responsabilità – ribadisce Sciortino – i giovani acquisiscono competenze e valori che influenzano positivamente la loro vita quotidiana».
Con la speranza che le esperienze vissute possono diventare modelli di comportamento e stimoli edificanti nella loro vita privata e comunitaria.