Papa Francesco al Mewe: il racconto all’Olanda

Che il nostro Papa sia un personaggio pubblico estremamente amato nel mondo cattolico e non solo, è sotto gli occhi di tutti. Ma che possa diventare oggetto di un’attenzione speciale da parte del mondo protestante, è sicuramente meno scontato. Ed è così che una troupe della tv olandese EO (Evangelische Omroep) è venuta in Italia, allo scopo di scavare un po’ più a fondo sulla popolarità e sull’affetto che circonda Papa Francesco, in particolare sul rapporto tra i giovani e il Vescovo di Roma.

Impressionati dalla sorprendente visita di Francesco al Meeting dei Giovani di Greccio del gennaio scorso, gli operatori dell’emittente nordeuropea hanno scelto di intervistare proprio i ragazzi dell’equipe del MeWe, presenti a quell’emozionante incontro. Venerdì, a margine della seconda lectio divina tenuta dal Vescovo Domenico presso la chiesa di Santa Chiara e inserita nel ciclo «Sulle tracce del Risorto», i giovani hanno così potuto parlare in “eurovisione” (è proprio il caso di dirlo) dell’emozione provata, dei gesti compiuti, del significato dell’incontro con papa Francesco e di quello che lui rappresenta per loro e per tutti i loro coetanei.

Chiara parla della grandissima trepidazione sperimentata nel vedere il papa. «La visita di Papa Francesco al MeWe ci ha regalato una gioia grande e bella. Quella porta in fondo alla sala che si apre e il Papa che arriva in mezzo a noi: un’esplosione di felicità». I giovani sono tutti d’accordo: la semplicità è il tratto distintivo del Papa. «Papa Francesco ha creato un legame tra cielo e terra. Con la sua semplicità e umiltà ha portato sulla terra quel Dio che tanto ci sembra distante e lo ha reso a misura d’uomo» dice Andrea. E aggiunge Mattia: «È difficile prevedere cosa farà il Papa, ma noi giovani ci aspettiamo che continui a stupirci con la sua semplicità ed il suo modo di fare».

Secondo Agnese, Francesco è anzitutto una guida: «Il Papa a Greccio ci ha lasciato due messaggi importanti: seguire la stella e imitare l’umiltà del Bambino Gesù. E sono proprio questi due segni che lui, Papa Francesco, incarna nel suo essere immensamente umile e nell’essere un faro verso Cristo come la stella è stata per i Magi».

Chiara passa, quindi, a ricordare il significato di quella visita. «Lui è venuto ad incontrarci, ci ha guardato negli occhi ed è stato con noi. Ci ha parlato, invitandoci a seguire la stella, quella stella speciale che ci chiama ad intraprendere un cammino e a fare qualcosa di più, ci chiama ad essere felici e ad essere parte viva e attiva nel mondo e al suo cambiamento, passando dal Me (dall’io) al  We (al noi)».

Per Francesco, il Papa non è solamente un uomo che offre un esempio, non è semplicemente un pastore: «Lui ribalta il rapporto, non solo ci guida, ma ci interroga, ci chiede di agire, di intervenire». D’altronde, Mattia è fiducioso circa il ruolo dei giovani nel rivitalizzare la Chiesa: «Al terzo giorno del Meeting abbiamo consegnato a tutti i partecipanti un seme di girasole, affinché piantandolo e prendendosene cura, possano ricordarsi dell’esperienza vissuta ma anche e soprattutto del loro ruolo nella Chiesa universale».