«Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia». Verso Cracovia con don Michele Falabretti

Verso Cracovia, sulle tracce della Misericordia: una tappa importantissima per i Giovani di Rieti nel cammino che porterà alla GMG è stato l’incontro, il 17 giugno scorso, con don Michele Falabretti, responsabile del Servizio Nazionale per la Pastorale Giovanile. L’appuntamento, previsto nell’ambito dei festeggiamenti per il Giugno Antoniano, è stato un’occasione per riflettere insieme sul significato delle Giornate Mondiali della Gioventù, e in particolare sul tema che definisce il viaggio a Cracovia: «Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia».

E proprio a partire dall’esperienza del viaggio, che rappresenta sempre un’efficace metafora della vita stessa, oltre che della fede, don Michele ha disegnato il percorso che deve condurci alla GMG. Partendo dal quotidiano, dall’ordinario: anche dalla semplice strada che da Roma, la grande città, piena di vita e di storia, ma anche di contraddizioni, conduce alla nostra Rieti, attraversando un percorso lungo il quale la vita stessa sembra trasformarsi. Il viaggio, infatti, ci fa conoscere paesaggi nuovi, nuove dimensioni, e ci fa comprendere che la vita è fatta di luoghi e tempi diversi, che non solo possono coesistere, ma anzi a volte necessitano l’uno dell’altro.

Questa è l’esperienza della GMG: uscire dal nostro quotidiano e cercare qualcosa di diverso, per capire davvero dove stiamo andando e cosa stiamo facendo nella nostra vita. Perché per scoprire sé stessi a volte è necessario uscire da sé stessi. Il viaggio così diventa ricerca e scoperta, a patto che ci si guardi intorno e anche dentro, e la GMG può diventare una provocazione per tutti, anche per chi rimane a casa. Anche chi non partecipa in prima persona, infatti, può farsi toccare dal senso della GMG, accompagnando i giovani con la preghiera e seguendoli, quest’anno ancor di più, attraverso i media; ma soprattutto, al loro ritorno, può fermarsi ad ascoltare i loro racconti e le loro esperienze.

Don Michele ci dà così alcune indicazioni fondamentali, suggerendo delle chiavi di lettura per un’esperienza che non è semplice viaggio ma vero pellegrinaggio, e disegnando le tappe di un percorso che si fa sia fisico che spirituale.

Prima di tutto, affidarci al cammino. Come i Santi, che non sono mai fermi, ma sempre in movimento, perché chiamati dal Signore a costruire qualcosa. Coloro che partono sono chiamati a questa esperienza dalla Chiesa, che viaggia con loro: infatti tutti siamo in movimento e siamo invitati a farci domande che ci permettano di fare un’esperienza di vita davvero profonda.

Vivere, poi, l’esperienza della comunità: la GMG permette di scoprire che non siamo soli, e che possiamo intessere relazioni di bene con qualcuno (e a questo proposito, il contenuto del kit degli italiani non è stato certo scelto a caso!). Alla luce di questa esperienza, anche le relazioni che abbiamo nel nostro quotidiano possono assumere tutto un altro aspetto, e farci anche capire che chi ci cammina accanto non è sempre un nemico, ma può essere un compagno: un aspetto tanto più urgente in un periodo storico come quello che stiamo vivendo.

Fare un pellegrinaggio, però, significa soprattutto fidarsi del Signore. E trovarlo, tramite un viaggio per una meta lontana, nelle pieghe della nostra vita; scoprire che ci parla nelle esperienze forti e nuove, ma che nulla di ciò che ci dice è mai totalmente sconosciuto, perché un viaggio fatto prendendosi per mano ci parla della bellezza di una vita che è cominciata prima e continuerà dopo questo cammino. «Se il Signore ci ha chiamati alla vita, non ci può tradire», ci dice don Michele: il Signore della vita non può abbandonarci nel buio, anzi ci dà sempre la possibilità di rialzarci, di ricominciare. Questo è il senso della Misericordia, che non è semplicemente una devozione, «ma un modo di essere, uno stile di vita», che possiamo scegliere nel momento in cui noi stessi la riceviamo.

Infine, fare un viaggio è partire, ma è anche tornare. Cracovia non finisce a Cracovia, perché il senso del viaggio è fare un’esperienza che riveli gli aspetti importanti della vita, e che ci riporti a casa, nella nostre famiglie, nei nostri affetti, nei nostri progetti, in tutto ciò che ci aspetta nel quotidiano. Per questo la GMG non è evasione dalla realtà, ma è anzi l’esperienza di un percorso di vita fatto con il Vangelo nella mano e la gioia nel cuore. Perché la vita è l’avventura più grande da affrontare.